Il curriculum vitae come mezzo per il Personal Branding

In questi giorni mi stavo interrogando sulla utilità del curriculum vitae come mezzo per il Personal Branding.

E’ indubbio che esso, ancora oggi e sopratutto in Italia, ha un potenziale incredibile. Esso sostanzialmente permette di mettere in comunicazione due perfetti sconosciuti : colui che cerca un nuovo impiego e colui che sta cercando un lavoratore.
Un biglietto da visita di sè stessi, contenente le proprie informazioni personali, i propri studi, le proprie esperienze lavorative ed i proprie interessi.

Mi sono permesso dunque di fare una piccola indagine cercando in rete dei curriculum nel classico formato PDF (o DOC) riguardanti la possibile figura di un informatico (sviluppatore, web designer o sistemista). Inoltre ho chiesto ad amici e conoscenti di farmi avere il loro, se possibile.
Con circa una trentina di curriculum tra le mani il quadro che ne è uscito mi è apparso assolutamente unisono : non vi è la coscienza di sè stessi come un vero e proprio marchio per il business, in sostanza non viene applicato il Personal Branding.

Mi sono permesso quindi di identificare una serie di punti assolutamente negativi che vorrei illustravi:

Curriculum europeo

Circa l’80% dei curriculum che ho visionato erano impaginati con il layout del Curriculum europeo. Senza entrare nel merito di tale layout che ritengo assolutamente NON efficace al fine di una lettura scorrevole, il problema sta nel fatto che tale tipologia è omologata e presa come punto di riferimento. Questo preconcetto va nella direzione diametralmente opposta del Personal Branding che predilige invece di una differenziazione di sè stessi e delle proprie qualità. In sostanza anche il layout deve rispecchiare la propria personalità e deve essere uno strumento da usare affinchè possa permetterci di valorizzare la nostra figura. Niente curriculum europeo quindi se vogliamo “farci notare”, ma ovviamente non basta.

Indirizzi email fantasiosi

Qui molti danno il meglio di sè stessi. Circa il 50% dei curriculum riportava indirizzi email dai nomi più varigati : nanetto84@ (genere fantasy), nlndmlon@ (genere codice fiscale), rambokill@ (genere hollywood) e molti altri.
Innanzitutto questo genere di indirizzi email rappresenta si un modo per individuare una propria personalità ma risulta essere troppo legata alla vecchia idea di nickname, tanto in voga una decina di anni fa sul web. I tempi sono cambiati e questo concetto a fatto spazio alla propria personalità che deve essere rappresentata da un indirizzo di posta elettronica serio e pulito come per esempio nome.cognome@ oppure cognome@ se si possiede un proprio dominio.
Chi contatterebbe nanetto84 per affidargli lo sviluppo di un nuovo software gestionale? Solo qualcuno di poco serio.

Curriculum vuoti

Una piccola percentuale dei curriculum erano praticamente “vuoti”. Oltre alle informazioni di base vi non vi erano esperienze lavorative, non vi erano progetti amatoriali, non vi erano hobbies ed interessi. Un PDF simile è assurdo che possa anche solo essere preso in considerazione perchè non denota assolutamente nulla di una persona se non le sue generalità, come fosse uan carta d’identità. Se non abbiamo esperienze lavorative abbiamo tanto altro da inserire come per esempio la partecipazione ad associazioni culturali, azioni di volontariato, circoli sportivi, etc.

Non individuazione della propria professione

Il 95% dei curriculum che ho analizzato purtroppo soffre del problema più rilevante : non viene indicato chiaramente quale è la propria professionalità per la quale si manda il curriculum.
E’ un problema gravissimo perchè leggendo la maggior parte di questi non si capisce affatto che lavoro sta cercando il candidato. E’ possibile dedurlo dagli studi fatti e dalle esperienze lavorative passate ed attuali ma non è detto; è possibile che un candidato attualmente sia impegnato in un lavoro che è costretto a fare ma che non piace: un curriculum deve esattamente dire per quale ragione stiamo cercando lavoro indicando chiaramente la nostra mansione, es “sviluppatore web”, “traduttore inglese, tedesco, francese”, “tecnico di rete e sistemi” etc etc.

Assenza di possibili elementi identificativi

Purtroppo il 99% dei curriculum soffre di un problema fondamentale dettato forse dal peso della formalità di tale documento : la mancanza di elementi “esterni” personali che potrebbero descrivere meglio sè stessi. Sto parlando essenzialmente di tutti quei progetti amatoriali, quelle partecipazioni, quegli eventi, ma anche indirizzi ai propri blog, agli account social networks, etc che possono permettere di tracciare in modo completo una persona all’interno del web ma anche all’esterno. Questi elementi dobbiamo pensarli come un “valore aggiunto” che permette di fare la differenza quando si hanno di fronte due curriculum da selezionare.

 

In sostanza quello che dedico dalla mia ricerca è l’assoluta mancanza di coscienza che il Curriculum Vitae è prima di tutto uno strumento di vendita delle propria persona e della propria professionalità; come tale, quindi, deve essere usato e strutturato come una vera e propria pubblicità.
Il mio piccolo consiglio quindi è quello di cercare di strutturare e realizzare un documento che rispecchi esattamente la nostra figura, che ne riporti i punti fondamentali (in particolar modo facendo attenzione agli studi, alle esperienze lavorative attuali e quelle passate passate) ma che faccia intravedere anche la propria personalità delineata da progetti amatoriali realizzati, partecipazioni a corsi o eventi importanti, links a risorse personali utili.

Per chi legge il Curriculum sarà anche un modo per cercare altre informazioni su di voi e spendere qualche minuto in più per saperne qualcosa.

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Aiuto aziende e professionisti che hanno bisogno di sviluppare in modo creativo, alternativo ed efficace la loro identità digitale e che desiderano ottenere visibilità e risultati concreti attraverso lo sviluppo di strumenti online dall'elevata innovazione e personalizzazione (3D, Realtà Virtuale, Realtà Aumentata, Advergame, etc)
Daniele Ferla
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